Célestin Freinet (1896 – 1966) era un maestro  francese, uno dei più importanti educatori del XX secolo, che attorno alla sua esperienza seppe costruire un importante movimento internazionale. Di famiglia contadina, da giovane aiutava i genitori nel lavoro dei campi e nel condurre al pascolo di animali. Dalla terra e dalla vita conforme ai ritmi della natura presero le mosse le sue idee  sull’educazione e la sua solidarietà con le lotte delle classi popolari. Dopo la prima guerra mondiale iniziò ad insegnare accorgendosi ben presto dell’insufficienza dell’insegnamento tradizionale. Dopo aver conosciuto i metodi attivi dell’epoca, si convinse della necessità di non limitarsi a situazioni particolari e privilegiate ma di fornire ad ogni scuola, anche nei luoghi più disagiati, i  materiali e le tecniche necessarie per realizzare l’azione educativa. Ebbe inizio da qui l’esperienza che lo portò a fondare un movimento pedagogico diffuso in diversi paesi (in Europa, in Africa, in America centrale, in America Latina,   in Medio ed Estremo Oriente). Freinet era convinto che il sapere non nasce a scuola ma viene elaborato nella vita quotidiana grazie all’intelligenza sociale. Dunque a scuola è necessario rifiutare un metodo di insegnamento “contro natura”, quello della spiegazione. La classe deve essere quel laboratorio del sapere in cui gli alunni cercano di comprendere il mondo. L’attività educativa deve promuovere l’experiénce tâtonnée, che è lavoro – gioco, impegno consapevole dell’uomo per dominare l’ambiente. Al fine di attivare l’impegno personale degli allievi Freinet ideò una serie di “tecniche”, tra cui la stampa, il “testo libero” e la corrispondenza interscolastica (gli scambi come fonte di arricchimento individuale e collettivo). Freinet non dimenticò la necessità di garantire nella scuola l’acquisizione di competenze ed abilità. A questo scopo ideò un ricco apparato di strumenti didattici: lo schedario scolastico cooperativo, la biblioteca di lavoro, la biblioteca di lettura (che contiene romanzi, album e libri per ragazzi), le scatole per insegnare. A questi strumenti “linguistici” si affianca un ricco apparato di strumenti materiali, come la tipografia scolastica e il materiale per i laboratori.  Tutte queste attività vengono svolte con un’articolazione flessibile degli spazi e dei tempi. Alle classi tradizionali, dove i bambini possono riunirsi per i lavori collettivi, si aggiungono i                                  
laboratori specializzati. Si esce anche molto dalla classe per indagini, lavori guidati presso altre istituzioni o luoghi di lavoro e viaggi per incontrare i propri corrispondenti. In questo modo Célestin Freinet ha ideato una vera e propria “pedagogia” che si fonda su alcuni principi: l’experiénce tâtonnée, l’educazione del lavoro, l’autonomia  dell’individuo, la difesa delle classi popolari contro ogni forma di sfruttamento e le disuguaglianze, l’innovazione didattica come frutto della cooperazione tra i “pratici”. Tra i suoi meriti c’è anche quello, raro e prezioso, di aver promosso la cooperazione tra gli insegnanti di ogni ordine di scuola per migliorare e far crescere le “tecniche” di insegnamento. Gli insegnanti vengono orientati a diventare dei ricercatori nel campo di quel sapere pratico che è la pedagogia. Anche grazie all’instancabile lavoro della moglie Élise, Célestin Freinet ha creato un importante movimento pedagogico in Francia (l’ICEM) che successivamente si è diffuso in molte nazioni, tra cui l’Italia. Qui negli anni Cinquanta nacque un movimento di insegnanti interessati alle “tecniche” Freinet da cui prese vita prima la Cooperativa della Tipografia a scuola (CTS), che successivamente  prese il nome di  Movimento di Cooperazione Educativa (MCE).